Appunti della Goetia


  1. E venne il principe Bael, e io mi sottomisi e fece di me il crostaceo più ricco e brillante del regno; il prezzo che pagai è innominabile.
  2. Poi venne il Presidente Malphas, in stizzosa guisa di corvo: liquefece ogni bastione dei miei nemici, ma mi costò estenuanti sodomie.
  3. Mi svegliai tra le braccia del Duca Barbatos, che sussurrava oscenità al mio prezioso ibis. Il dialogo era tedioso; ma lo tollerai, perchè grandi madreperle e acquamarine mi erano state certamente promesse.
  4. Trovai poi nella mia stanza il Principe Vassago, che predisse di fronte a tutti la data della mia morte; per nulla sorpreso nè emozionato, baciai il suo anello e lo accompagnai.
  5. Mi presentarono il Marchese Naberius, in forma di decrepito volatile nero, enfio d'urina e fetido: me ne innamorai immediatamente, fui deliziato di depravarmi per lui.
  6. Un asino nano e ulceroso era il Marchese Samigina. Gli montai a cavallo e chiesi notizie dell'anima di mio fratello, che io stesso annegai: insieme ne ridemmo e ragliammo, e poi mi sfinì.
  7. Niente fu più abietto dell'alcova del Principe Sitri, che finalmente umiliò la mia megera madre: ma esigette una sottomissione così indegna che perfino io tremo ancora.
  8. "Ti è piaciuto?" No, non mi è piaciuto affatto, Duca Agares: ma tra le natiche del tuo coccodrillo ho trovato un prezioso, e grazie a te i miei rivali ora si rotolano ebeti nella loro vergogna.
  9. Il Presidente Buer, con mano rugosa, mi confutò inoppugnabilmente tutti i teoremi di Euclide. Non lo seguii: ero occupato a inebriarmi del suo antico fetore.
  10. Mi fu consegnata la vulva perfetta, la vulva d'ogni profumo che schiude tutto l'Oriente: ma la ospitava un groviglio di ragni e decomposizioni. Tale era il dono del Duca Vual, sulla sua gobba di dromedario egizio.
  11. Passai la sera col Marchese Ronové, che si presentò paludato dei più sontuosi velluti cardinalizi. Non disse nulla tutto il tempo: si limitò a spurgare senza interruzione.
  12. Quando il Duca Furfur aprì le cosce, non vi trovai membro d'uomo nè conno di donna, ma solo un altro sfintere escrementizio. Abusai di entrambi, e lui mi insegnò tutti i libri.
  13. Mangiai pagine del Vangelo su di un letto di mammelle. Me le imboccava il Principe Orobas, soddisfatto di una mia abiezione indescrivibile, che qui non mi è concesso narrare.
  14. Più inusitato di tutti fu il dono del Presidente Valac: un serpente senza nè testa nè coda, ma circolare, in forma di anello. Toccandomi, mi suggerì i nomi di chi strangolare.
  15. In una latrina segreta, il Marchese Andrealphus sfoggiò la sua ruota di pavone. Le piume erano così meravigliose e sgargianti che la mia vista a stento le sosteneva: di pari intensità era il lezzo che emanavano. Lo sfinii.
  16. Una fellatrice col viso di mia madre e il corpo di pidocchio: dovetti vomitare, tanto era rivoltante la guisa del Re Belial. Ma una volta che finì il suo abuso, fui lieto di vedere il suo esercito che sgozzava in mio nome.
  17. Fu il Duca Flaurios a spiegarmi quanto sozza fosse la creazione del cosmo, quanto meschino lo scopo dell'Universo: accarezzando il suo vello leopardato ricevetti in dono la pelle della serpe di Eva.
  18. Applausi salutarono la macchina di tortura, creazione del Duca Vapula: l'ingranaggio d'oro tempestato di pietre stava già maciullando il ventre di una mia figlia. Dalla soddisfazione quasi ignorai la feroce sodomia che mi sfondava.
  19. Due servi in forma di bianca rana recarono il trono del Presidente Amy, catafalco di sterco e monete d'argento. Il Presidente stesso era ritroso: nell'altro salone, strillava e malediceva per il privilegio perduto.
  20. Al banchetto del Presidente Häagenti, v'erano ostie e calice di vino consacrato. Egli mutò le prime in vermi e il secondo in spurgo, e tutti ce ne saziammo e sporcammo i corpi.
  21. Entrò poi in pompa magna la stupidissima upupa: per un giorno e una notte l'adorammo come divinità, per un giorno e una notte donammo allo starnazzante uccello imperi e tesori, e per sua gloria calpestammo mille volte l'ostia consacrata. Tale era l'idolatria a cui ci incitava il Conte Halphas.
  22. Giocai a scacchi sul ventre gonfio del Presidente Foras, che a ogni vittoria mi bagnava di sozzure: m'insegnò la dottrina che giustificava il parricidio, e che bello è tradire chi ti è devoto.
  23. Il teschio di un asino sbavava sulla mia faccia: svegliandomi di soprassalto, vidi che si trattava del dolce Duca Valefar, carico di bottino.
  24. Dodici feudi mi giurarono fedeltà, dopo che il Marchese Amon piegò appena il suo mignolo. Dovetti poi intrufolarmi con lui in un altissimo pozzo, e il pozzo era un brulicare di membri colmi dei più turpi mali venerei. Ci deliziammo.
  25. Ho dovuto sacrificare il mio figlio più grande al piede fetido e imbellettato del Re Paimon; ho dovuto venerare il tallone che stritolava il suo teschio. Ne valse la pena, poichè mi mormorò come tramutare ogni peste in oro.
  26. Trovai sul baldacchino una giraffa nuda, il cui membro era gonfio e lurido. Immediatamente me ne innamorai: era un dono del Duca Gusion, che mi ricompensava della mia sottomissione.
  27. In alta uniforme, facemmo un incendio del libro dei Salmi, ricopiati su pelle umana. Marciammo severi sotto una pioggia di ghiaccio bagnato. Condannammo al rogo e all'impalagione dozzine di benefattori. Immobili, spendemmo ore di guardia al ponte del Palazzo. Era la nostra servitù al Re Asmodeo, che ci guidava come stolidi burattini.
  28. Restai a lungo gonfio del pasto offerto dal Presidente Gäap: una bambina bollita viva, ornata di maionesi, lapislazzuli e papaveri, che applaudimmo e divorammo bestialmente. Solo dopo mi concesse di fellarlo, mentre gli occhi dell'infante ci fissavano ancora.
  29. Dall'alba al tramonto, il Marchese Marchosias blaterava incoerenti blasfemie, facendo scoppiare le pustole vaiolose. Leccandole, sapevano di miele e di donna; ne raccolsi il succo in una giara.
  30. La pompa del Principe Stolas era quella d'un elegantissimo gufo: ma la sua testa di piume non aveva volto, il suo lezzo era intollerabile.