La cavalcata di Giacomo il lebbroso
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La Cavalcata di Giacomo il Lebbroso è un film a basso budget del 1981, diretto da Joe d'Amato.
Il film ebbe problemi con la censura e non venne mai rilasciato nelle sale cinematografiche dovuto al fatto che i molti tagli necessari mutilavano la pellicola a poco meno di un'ora.
La versione integrale è estremamente rara, poiché non venne mai distribuita in Italia, ma solo in Germania in tiratura limitata nel 1984 con sottotitoli in tedesco.
È considerata una delle produzioni che ispirò Porno Holocaust nel 1981, e contiene elementi del precedente Antropophagus del 1980.
Trama
È il 1399, e una banda di briganti chiamata i Diavoli Verdi saccheggia vari villaggi del Ducato di Milano al comando di un certo Giacomo e suo fratello Leonardo. Durante una delle loro razzie Giacomo e la sua banda, parzialmente composta dai suoi fratelli, cugini, e da sua moglie in cinta, si cibano di una mucca morta di uno strano male che appare essere peste, e dopo aver bevuto si addormentano sui resti fumanti della fattoria. La mattina dopo si svegliano per scoprire di essere affetti da un male che pur corrompendo le loro carni, non sembra ucciderli ma anzi, li rende immuni al dolore fisico e alla stanchezza.
Inizia così un'orgia di violenza nella quale Giacomo e i suoi si muovono per la Lombardia uccidendo e saccheggiando insediamenti. Si uniscono a loro altri gruppi di banditi tra cui i Corvi Rossi, gli Impiccati, e i Gognari. Tra le varie malefatte Giacomo e i suoi stuprano donne con i loro membri malati, uccidono uomini vomitandogli in bocca (chiamando questa pratica il Bacio di Giacomo), e crocifiggono i monaci di un monastero per poi mangiarne le dita dei piedi. Dopo quest'ultimo atto di violenza le altre bande, temendo un castigo divino, abbandonano Giacomo e rivelano i suoi movimenti ai soldati mandati dal Duca per fermarlo. La moglie di Giacomo partorisce un bambino morto di peste che viene appeso a un palo come stendardo da Giacomo che ha ormai completamente perso il senno.
Dopo essersi intrufolati nel castello del Conte di Lodi e averne mangiato il cuore nel suo stesso letto, la banda viene intercettata dai soldati a cavallo. Durante una dura battaglia la banda di Giacomo viene massacrata, e solo lui viene preso vivo. Viene portato a Pavia e rinchiuso nel Castello Visconteo. Dopo una cruda scena di atroci torture inflitte dai boia, Giacomo viene visitato dal Duca Gian Galeazzo Visconti. Dopo un breve interrogatorio, Giacomo lo bacia in bocca e scoppia a ridere.
L'ultima scena inquadra Giacomo mentre brucia sul rogo in piazza ridendo pazzamente, e il Duca che seduto sul suo palco a osservare la scena, tossisce sangue marcio e si rende conto di essere stato contagiato dal bacio di Giacomo.
Note
È interessante notare che il Duca Gian Galeazzo Visconti morì effettivamente di peste nel 1402, e donò il suo cuore alla basilica San Michele Maggiore di Pavia.