Amedeo Canopenero

Dio esiste ed è vuoto : questo Amedeo Canopenero (1887-1927?) lo seppe una tiepida mattina di gennaio, a Tunisi. Aveva pianto tutta la notte alla notizia del matrimonio della cugina. A lei, non era mai riuscito a dichiararsi: aveva tremato le braccia, sudato dalle mani e dalle basette, contorto le magre dita: ma aprire bocca e dichiararsi, mai.

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Tutto questo mutismo di pesce l'aveva sfinito. Pochi mesi prima era sbarcato a Tunisi per cercare di dimenticarla; aveva trovato un impiego presso l'import-export dello zio (catanese ed irredento in Tunisia da anni che non aveva contato). Aveva lavorato sempre con zelo e silenzio, anonimo, dando il meno incomodo possibile.

Ma ieri sera la notizia, stanotte la febbre. La febbre, la disperazione, le unghie che strappano in lunghe faglie parallele il lenzuolo, il materasso giallastro, i muri più di argilla che di mattone.

E stamattina la rivelazione.

Dio esiste ed è vuoto: tale affermazione era inconfutabile. Dio doveva essere perfetto e doveva essere ovunque: e nulla è più perfetto del vuoto, in quanto solo esso non può ulteriormente perfezionarsi. Il vuoto può essere solo vuoto. E il vuoto è ovunque -perlomeno, ovunque permea nello spazio dove non c'è qualcosa.

Ancora più abbagliante capire che le cose -imperfette, limitate, instabili- non possono essere parte di Dio, anzi, esse sono espressione del male, del Satana. Dio non può avere struttura poichè ogni struttura sarebbe alternativa a qualche altra, e allora perchè Dio dovrebbe averne una piuttosto che un'altra? Il vuoto invece non ha struttura. Le cose invece sono le multiformi, menzognere, mestatrici forme del Demonio.

Amedeo Canopenero era egli stesso qualcosa: il pensiero, mentre i mercanti stavano consolidando le ugole per le grida della giornata, gli risultò disgustoso. Barcollando e tenendosi al tavolo di legno contemplò per una frazione di secondo il suicidio. No. Cancellare sè stesso non gli avrebbe permesso di cancellare il resto. E in ogni caso la morte del suo corpo non avrebbe significato la cessazione dell'oggetto-Amedeo, del corpo-Amedeo, che si sarebbe decomposto e trasfigurato in ulteriori, intollerabili enti. Il suicidio non era di nessuna soluzione.

Sbucò la testa dalla finestra. Un garzone arabo dello zio lo aspettava, dietro a un carretto colmo di datteri. Non oggi, non oggi, sono malato, dì a Carmelo che sono malato.

Il primo giorno Amedeo dormì, poichè la vista delle cose che si sommavano gli era orribile.

Il secondo giorno Amedeo prese un foglio del suo quaderno e iniziò a considerare un'aritmetica basata solo sullo zero e la sottrazione. In questo modo, pensò, dimostrerò l'esistenza di Dio, e che Egli è lo Zero e il Vuoto. Dimostrò più volte i suoi stessi assiomi, ma questo lo confortò soltanto. Lo zero meno lo zero fa sempre zero: tale immutabilità era ferrea prova che quello zero era, invero, Dio, immacolabile. Si fermò solo considerando che l'esistenza di tale dimostrazione sarebbe stata a sua volta un oggetto, e quindi malevola.

Il terzo giorno si alzò che era ancora notte e con diligenza svuotò la sua stanza: rimosse il letto, il tavolo, i libri, il bicchiere, i cucchiai, i vestiti. Quando la stanza fu vuota e ogni cosa gettata via o spostata nel ripostiglio, si spogliò e bruciò i vestiti con la lampada a olio; poi gettò anche questa. Nella stanza vuota sussurrò Signore, questa è la mia preghiera.

Il quarto giorno, vestito solo di un sacco bianco, spese i suoi ultimi soldi in un treno che lo condusse a Tozeur . Riposò sulla strada.

Il quinto giorno si incamminò dentro la crosta salata del Chott el Djerid , il cui bianco vuoto era tutto ciò che potesse tollerare, e non tornò.