Concetta Chiara Inzerillo
Concetta Chiara Inzerillo (188? - 1933 , Caltanissetta) , detta la santina dei melograni o la santina del fil di lana. Di famiglia poverissima, inizio` fin da bambina a fare la sartina nel negozio di una vecchia zia. Un giorno la zia si rivolse alla piccola Concetta chiedendole di trovare un nuovo gomitolo di lana bianca, perche` il suo stava finendo: Concetta prese il gomitolo, lo tenne fra le mani, e con un infinito sorriso le cinguetto`: No, non e` finito. Ecco. Il gomitolo sembrava lo stesso: ma era piu` grande, bianco fino all'abbagliante, caldo tra le mani, e non finiva mai. Quando la zia provo` a fare domande, Concetta si scherni`, sorrise, e ricomincio` a cantare e a filare.
Da quel momento Concetta si circondo` di piccolissimi miracoli. Fece risorgere il grillo con cui giocava il cuginetto e che un bambino gradasso aveva schiacciato. Se qualche povero si presentava nella sartoria, Concetta prendeva il vestito tra le mani, lo stropicciava ad occhi chiusi, e poi lo riconsegnava, ricucito: e sussurrava ridendo: Ma non lo dite a mia zia, che mi batte!. Quando le veniva chiesto di tali portenti, ella si negava cordialmente, sempre con un sorriso bianchissimo e due occhi enormi, neri, liquidi, che scioglievano chiunque: Sono sciocchezze che raccontano i ragazzi, voi non ci fate caso, mi riempiono di complimenti, beati loro -e poi pero` spesso chi la incontrava si trovava poi in tasca un frutto dolce, misterioso, dalla polpa rosa, che pareva venire direttamente dall'Eden.
Al pranzo di matrimonio di un parente Concetta chiuse le mani vuote in grembo, poi fece come per lanciare in aria qualcosa, e dalle sue mani sfociarono decine di rossi melograni: lanciandoli, tutti caddero precisamente nelle mani dei presenti, come calamitati. Lei stessa rimase sorpresa quando vide cos'aveva fatto, e fuggi` via con le gote rosse, non volevo, ero solo felice. Da quel giorno tutta Caltanissetta ebbe la certezza della santita` di Concetta. Il vescovo, su suggerimento del parroco, sospetto` brevemente di stregoneria, ma quando vide Concetta lei gli tenne le mani, inginocchiata in lacrime, e lo supplico` di perdonarla "per i miei peccati di vanagloria: Ella deve sapere che non son io, che mi vengono cosi`, dalle mani; la Madonna mi deve aver fatto un regalo, che io non ho meritato". Quando lei si rialzo` il vescovo non vide il volto di Concetta ma proprio quello della Madonna: fu allora lui a inginocchiarsi muto.
A Concetta l'attenzione dispiacque. Ciascuno le chiedeva di guarire qualche malattia, di far risorgere qualche morticino, ma lei non poteva, le mie mani sono cosi` piccole che riesco appena a guarire un passero, come potete chiedermi di guarire un bambino?, e piangeva, battuta dai rimorsi e dall'impotenza, nella sua minuscola stanza con le pareti grige e le finestre di ferro. Dovette rinchiudersi in casa, accompagnata solo dalla madre e dalla zia, con cui recitava lungamente il rosario; alla fine di ogni rosario la stanza si trovava piena di petali di fiori, e neanche un minuto era passato all'esterno, come se il tempo del rosario si fosse svolto altrove. Decise infine di andare in monastero, dove l'accolsero con estrema gioia: li` si dedico` alla sartoria e alla preghiera. Preparava dei biscotti, il cui sapore era di rose e di zenzero, leggerissimi: chi li mangiava dichiarava poi di aver sentito il canto della Madonna e la mano calda di Gesu` sostenergli il passo. Presto pero` il ricordo di lei sbiadi`, e divenne anzi oggetto di sottile dileggio, una stregonesca leggenda nelle canzoncine dei marmocchi, appena zittiti dalle madri. Le sorelle del monastero non potevano non notare che benche` gli anni passassero ella non invecchiava mai, e la sua pelle rimaneva liscia e tesa come quella di una ragazzina. La isolarono; e segretamente la considerarono indemoniata, prostituita a Satana. Lei sapeva ma non se ne curava.
Una sera dell'agosto 1933 usci` dal monastero per raccogliere delle erbe. Dei soldati di leva, istupiditi dal caldo, la presero e la legarono, e fecero per violentarla: quando Concetta senti` le loro mani ruvide sulla sua pelle, inizio` a ridere di tutto cuore e disse loro, con una voce cristallina e soave ma che pareva riverberare potente dal cielo: Voi credete di violentare me: ma e` la vostra anima a cui fate violenza: e spiro`. L'erba intorno a lei si fece verde. I ragazzi fuggirono terrorizzati; le sorelle trovarono il suo corpo e lo chiusero in una cassa anonima. Quando la seppellirono, la cassa si apri`: in essa non c'era nessun corpo, ma solo uno sciame di api, che volo` via, e una sfera di miele.
|